venerdì 6 ottobre 2017

Bicicletta Melior !!

MELIOR, la “seconda” bicicletta … una storia lunga più di 110 anni.
Una bicicletta, molte foto, molti dettagli, molta storia ma un solo numero: 2
La peculiarità di questo ciclo non colpisce l’occhio e nemmeno appare in modo evidente quando la si osserva ma ce ne accorgiamo approfondendo meglio il dettaglio, osservando l’unico numero inciso sul telaio.
Il nostro racconto/descrizione inizia proprio da qui: “numero 2”

 
Questa bicicletta è presumibilmente una delle primissime biciclette costruite in Germania nello stabilimento di Herzebrock nel periodo nascente del 1900 in una fabbrica che ha saputo mutare nel tempo in produzione e anche nome.
Melior” vi dice qualcosa?
A molti non dirà poi granché, altri invece noteranno la somiglianza con il marchio “Miele – Melior” (riportandolo subito alle biciclette anni 20/30/40 delle tante produzioni ciclistiche teutoniche) e quindi “Miele”… forse la vostra lavatrice, il vostro forno è un “Miele”
Ebbene si, Melior è semplicemente il primo nome usato da questa industria che produce tuttora biciclette elettriche ed elettrodomestici.
Tutto vero dunque, alla nascita del marchio nel preciso 1899 si producono centrifughe per il latte, zangole elettriche e finalmente nel 1900 si producono biciclette.

L’ esordio della produzione marchia i propri prodotti con “Melior”, un marchio che verrà utilizzato per un breve frangente temporale (solo nei primi 10/15 anni) dunque molto raro da ritrovare oggi.
L’evoluzione del marchio dagli anni 10/20 muta poi in “Miele Melior” ed infine nel post dopo guerra nel notissimo marchio “Miele”.
 
Questa bicicletta appena sotto il cannotto del reggisella ha inciso l’unico numero distintivo del telaio ovvero il numero “2” che ne caratterizza la peculiarità unica e fa proporre un bel po’ di interrogativi.
Ad avvalorare il numero 2 come codice di telaio sono differenti ipotesi:
la prima è proprio la dedizione data a questa bicicletta dai precedenti proprietari, nella cura della conservazione e nell’uso, dacché sembrerebbe (anche da quanto raccontatomi dal precedente proprietario) non sia mai stata abbandonata ma sempre conservata in qualche collezione e privatamente salvaguardata.
Seconda ipotesi, con il solo marchio (Melior) rientrerebbe nella primissima produzione di fabbrica e dunque di bassissima linea produttiva.



Ferro, legno… una opera d’arte? No, una bicicletta!
Veniamo al dunque, dopo un po’ di storia eccoci alla descrizione di questo ciclo:
qualunque cosa animata o no se superasse i 100 anni nel degrado di certo non giungerebbe in queste condizione e ciò che si ammira subito è lo stato di conservazione: questa bicicletta è stata senza dubbio ben amata dai precedenti proprietari.

Interamente originale e conservata vanta all’occhio una guarnitura ampia a 53 denti con un bellissimo “disegno” a fiore stilizzato.
L’imponente catena tutta marchiata Brampton a maglie larghe gestisce anche il sistema frenante nel mozzo posteriore con frenata a contropedale (unico metodo di frenata presente) marchiato anch’esso MELIOR dotato di ben due oliatori in ottone denominati ad “elmetto” o “elmo”.

I due parafanghi sono originali denominati a schiena d’asino per la loro forma che ne richiama le forme dell’omonimo animale totalmente privi di ruggine.
Coevi al periodo di produzione il parafango posteriore copre l’intera ruota mentre l’anteriore copre la sola parte posteriore della ruota.
I cerchi misurano 28 x1 3/8 sono originali e con intatte delle bellissime placchette ottonate che riportano in ambedue le ruote la dicitura “RIGIDA A NICKEL”; la raggiatura iprecisa ed ancora ben in tensione termina con rivetti o niples in ottone.
All’interno vi è ancora presente in modo integrale il “salva camerdaria” in stoffa e non vi è ruggine che ne compromette la solidità.
Quando ho iniziato ad osservare i dettagli di questa bicicletta con non poco impegno sono riuscito a “decrittare” una incisione sul mozzo anteriore.
Dopo attente ricerche vi si scopre la coincidenza con la dicitura abbreviata “B TE’ SGDG” che sta per “brevetto senza alcuna garanzia da parte del governo” dicitura in vigore dalla fine dell’1800 mantenuta sino agli anni 1960.
È presente qui un singolo oliatore ad elmetto delle stesse caratteristiche e misure presenti nella ruota posteriore.
Il telaio si presta all’occhio subito per la sua grandezza, con lunghe forcelle anteriori solide, slanciate e senza “saldatura” nel punto di congiunzione della “canna” del manubrio.
Una nota di spicco va al notevolissimo fregio in ottone che riporta il raro marchio “Melior” rivettato al telaio con una decorazione floreale che non può che aggiungere bellezza ed un fascino d’altri tempi a questo ciclo.
Il manubrio con una sinuosa forma, abbastanza largo e con quella inclinazione verso il basso che lo rende molto comodo mantiene la nichelatura originale e non ha ruggine.
Le manopole sono rigorosamente in legno perfettamente conservate senza crepe e senza segni; sembrerebbero avvitate al manubrio ma non certo in quanto non le ho mai smontate.
Nella parte posteriore del manubrio vi è impresso una sigla “B”, del quale ancora non ne conosco il significato.
Il colore della bicicletta appare originale, color marrone, ove vi sono ancora presenti tutte le bellissime e singolari filettature fatte a mano con un pennello e tanta precisione che lo percorrono tutto.
La sella è in cuoio ancora morbidissimo, un vero conservato di ottima fattura e dato l’età resta resistente e comoda.
Presenta il marchio impresso ai lati e nella placchetta posteriore con il nome “JUPITER” e dotata di regolatore delle molle posteriore e mollone sempre lubrificato anteriore si rende confortevole durante la marcia.

In corredo vi è un porta “oggetti” allacciato alla canna orizzontale della bicicletta con delle cinghiette, senza marchio, ma sempre in cuoio (anche se un po’ più sdrucito) nella quale si intravvedono tra le screpolature un leggera lavorazione ornamentale chiuso da un “bottoncino” ad anello molto semplice ma funzionale.

Nel centro del telaio troviamo un altro ingrassatore stavolta a sfera; il funzionamento è semplice, basta pensare ad penna “biro” con la differenza che la sfera al suo interno è spinta verso l’alto da una molla e basta spingerla nel basso con il beccuccio della pompetta spingi olio per farvi entrare il lubrificante.
La chiusura inferiore è con doppio serraggio a bullone.
Le congiunzioni sono a saldatura invisibile in tutto il telaio e sono presenti ben due diapason, uno centrale basso e uno posteriore con i forcellini uniti da una vite a bullone che chiude il cannotto della sella.
Il telaio è un’autentica opera d’ingegno, dritto e solido.
Le pedivelle non hanno alcuna scritta ed i pedali sono scorrevolissimi ed in ferro seghettati.

Balaco a carburo, un unico accessorio “esplosivo!
La bicicletta non ha molti accessori, anzi nel moderno la potrei definire uno stile molto “total essential”.
Come accessorio monta un funzionante fanale a carburo / acetilene marchiato “BALACO” anch’esso di produzione germanica di inizio 900.
Il faro dotato di ammortizzatore a molla che lo rende stabile anche in strade sconnesse è agganciato al porta faro originale della bicicletta con una chiusura che si può serrare facilmente a mano per poterlo manutenere durante un normale uso (svuotare l’acqua del serbatoio, pulizia generale ecc..).
Le parti in vetro sono miracolosamente originali ed intatte dopo 100 anni.
L’oblò anteriore a lente che amplifica la luminosità nella notte ed ai lati due piccole gemme in vetro colorate una verde ed una rossa si fanno vedere quasi a darne un tocco di bellezza oltre che di funzionalità.
Alla portata del ciclista vi è un rubinettino numerato da 0 a 10 per la taratura del gocciolio d’acqua necessaria al carburo a fare reazione così da poterne regolare la fiamma e lo spegnimento.
La cromatura generale del faro è molto buona, così come le guarnizioni interne sono ben conservate, ancora morbide, non permettendo così fuoriuscite di gas acetilenico rendendolo sicuro ed utilizzabile, anche se con le dovute precauzioni.
Un congegno elaborato nei minuti dettagli ove nulla (bellezza e funzionalità) è lasciato al caso.

In sella “oggi” con il “ieri”
Niente di più bello, pedalare oggi la Melior significa lasciarsi condurre da un autentico pezzo di storia che funziona e lavora ancora esattamente come la stessa bicicletta del 1900.
Melior ha sentito il fragore del primo conflitto, gli attriti ed i primi anni del dopo guerra sino al tumultuoso scoppio della seconda guerra mondiale.
Salvata dai bombardamenti, dalle macerie, (fosse essa in Germania o già in Italia) ha percorso poi le strade in evoluzione della ricostruzione, del cambiamento degli ideali e degli scenari sino a giungere ai giorni nostri assolutamente intonsa.
Oggi come ieri la pedalata è scorrevole senza inganni e giochi, qui è tutto solido, è tutto ferro, le ruote importanti si “sfamano” ancora di strada con una impostazione di seduta tipica di quegli anni.
La bicicletta funziona!
La soddisfazione che ne esce nel pedalarla oltre che nella sua bellezza sta anche nel suscitare l’incontro di persone sconosciute che incuriosite lungo le passeggiate sono sempre pronte a porre domande ed a far foto.
La bicicletta “profuma” di tempo passato, di vecchio lubrificante, di cuoio e di carburo quando lo si accende.

Dati generici:

MARCA: Melior
ANNO DI PRODUZIONE: 1900
PROVVENIENZA: Germania, stabilimento di Herzebrock
MODELLO: Uomo da passeggio
NUMERO TELAIO: 2
MISURE TELAIO: 55 (tubo orizzontale) x 57cm (verticale)

( Ringraziamo Luca per averci raccontato e mostrato la sua bicicletta )



12 commenti:

  1. Bicicletta stupenda! Invidiabile per storia e bellezza.
    Complimenti a Luca e complimenti al blog per averla scoperta e pubblicata

    RispondiElimina
  2. Bella. starebbe giusto bene nella mia nascente collezione.
    Guarnitura fantastica e dettagli davvero da applauso.
    Anche se varrà una fortuna solo considerando il numero di telaio..
    ma per caso è in vendita?

    RispondiElimina
  3. CHE GRAN BEL PEZZO DI BICICLETTA!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Invidiabile!
      Un pezzo con un telaio a numero bassissimo deve essere messo sotto teca a chiave.
      Invidio il proprietario

      Elimina
  4. avevo già letto la descrizione... ma avuto il fantastico onore di conoscere per caso il proprietario quale ha dato me la possibilità anche di provarla. MERAVIGLIOSA . Lo invidio moltissimo.
    Una bicicletta davvero unica ed importante!!!

    RispondiElimina
  5. Senza dubbio una rarità dal valore storico molto alto
    Bella bicicletta

    RispondiElimina
  6. La vogliooooooo.....!

    RispondiElimina
  7. @Filippo38 di Torino29 gennaio 2019 alle ore 20:03

    Wuaoooooo !!! Preziosa a dir poco!
    Complimenti davvero ��

    RispondiElimina
  8. Beh direi stupefacente.
    Proprietario fortunato, un pezzo così non si vede facilmente.
    L'avessi io la chiuderei sotto teca e me la osserverei per ore
    Complimenti

    RispondiElimina