Parlare di un libro di Gianni Brera è sempre difficile.
Si rischia sempre di cadere nell'ovvio.....parliamo di chi ha inventato il linguaggio giornalistico-sportivo moderno, un monumento.
Ma questo è un libro che dà di più di quello che uno potrebbe immaginarsi.
Non elenca vittorie, palmares, giri, tour....sono lasciati lì sullo sfondo, a far da cornice alla vicenda umana di Fausto.
Sì, perchè Brera ci fa conoscere l'uomo Coppi, ne veniamo a conoscere quasi l'anima.
Le sue origini, la sua forza, le sue debolezze.....il suo essere, oltre che il primo ciclista moderno, anche uomo moderno.
Brera è stato uno dei grandi cantori di Fausto, leggetevi questo suo articolo del 1949
Parigi, 26 luglio.
Così l'ha fatto il buon Dio che se tu lo vedi all'impiedi, uomo come
tutti gli altri, costretto a mantenersi umilmente in equilibrio, la tua
presunzione non se ne adonta.
La prima impressione
Su due spalle stranamente esili s'innesta il capo che neri e lisci capelli, quasi mai pettinati, paiono rendere allungato a dismisura. E il collo, che pure è sottile, quasi si perde nella secchezza della mandibola e nella nuca folta di capelli. Il torace, per una anomalia che è invece funzionale e a tutta prima non ti spieghi, via via che scende, ingrandisce, lo sterno pare carenato come negli uccelli.
Su due spalle stranamente esili s'innesta il capo che neri e lisci capelli, quasi mai pettinati, paiono rendere allungato a dismisura. E il collo, che pure è sottile, quasi si perde nella secchezza della mandibola e nella nuca folta di capelli. Il torace, per una anomalia che è invece funzionale e a tutta prima non ti spieghi, via via che scende, ingrandisce, lo sterno pare carenato come negli uccelli.
Ancora ogni normale linea anatomica viene smentita in lui da un
improvviso dilatarsi delle anche, dall'assenza totale di un ventre che
minimamente sporga, da una brevità del tronco allorché l'uomo è
all'impiedi, che rende vistosa assai la solida falcatura delle reni. E
poi queste reni brevi e potenti non paiono terminare, prosaicamente, in
glutei, ma subito si continuano in cosce di inusitata lunghezza in cui
balzano evidenti muscoli sciolti e affusolati. E sottili, nervose sono
le ginocchia, snelli i polpacci, agili le caviglie.
Come
lo vedi camminare quest'uomo, subito egli ti sembra goffo e
sproporzionato, non fatto, direi, per muoversi in terra, come tutti. Il
suo passo, alla ricerca di un equilibrio malagevole e difficoltoso è
quasi stentato e sghembo. Le braccia, assai gracili, spiovono inerti,
impacciate dalle spalle non larghe. E la tua presunzione non se ne
adonta. Piccolo comune uomo quale sei, non ti entra al suo cospetto
nell'animo l'amaro dell. umiliazione fisica, quel senso di inferiorità
che subito intimidisce e anzi talvolta annichila come di fronte
all'atleta esteticamente bello e possente.
Per comprenderlo
Per questo, forse, l'istinto induce subito ad ammirarlo. Le sue imprese sportive, quali che siano, acquistano sempre luce epica: perché l'uomo normale giustifica con l'eroismo, cioè con doti morali non sue, le superiori prodezze di chi gli appare simile.Tuttavia Coppi, fuori da ogni dubbio, uomo normale non è. E vi accorgete di questo vedendolo non già camminare, come noi tutti, bensì quando è in sella e pedala.
Per questo, forse, l'istinto induce subito ad ammirarlo. Le sue imprese sportive, quali che siano, acquistano sempre luce epica: perché l'uomo normale giustifica con l'eroismo, cioè con doti morali non sue, le superiori prodezze di chi gli appare simile.Tuttavia Coppi, fuori da ogni dubbio, uomo normale non è. E vi accorgete di questo vedendolo non già camminare, come noi tutti, bensì quando è in sella e pedala.
Ora, per comprendere Coppi, bisogna assolutamente invertire i rapporti
funzionali della bicicletta nei confronti dell'uomo. In fondo, la
bicicletta altro non è che una povera bonaria concessione alla nostra
ansia di andare. Dunque uno strumento. Non avesse avuto i gusti estetici
che sappiamo, amando per conseguenza il cavallo come il miglior modello
dopo l'uomo, forse Leonardo avrebbe concepito l'idea della bicicletta
dopo aver inventato il differenziale. La costruirono invece, utile, ma
certo antiestetico complemento della loro natura comune, uomini che il
genio non innalzava. E rimase poi sempre com'era, nel suo concetto
fondamentale: un aiuto alle nostre povere gambe negate al moto veloce.
Uno strumento suppletivo. Sinché non venne allo sport Fausto Coppi.
Congegno di muscoli
La struttura morfologica di Coppi, se permettete, sembra un'invenzione della natura per completare il modestissimo estro meccanico della bicicletta. Coppi in azione non è più un uomo, del quale trascende sempre i limiti comuni. Coppi inarcato sul manubrio è un congegno superiore, una macchina di carne e ossa che stentiamo a riconoscerci simile. Allora persino i suoi capelli che il vento relativo scompiglia, paiono esservi per un fine preciso: indicare la folle incontenibile vibrazione del moto.
La struttura morfologica di Coppi, se permettete, sembra un'invenzione della natura per completare il modestissimo estro meccanico della bicicletta. Coppi in azione non è più un uomo, del quale trascende sempre i limiti comuni. Coppi inarcato sul manubrio è un congegno superiore, una macchina di carne e ossa che stentiamo a riconoscerci simile. Allora persino i suoi capelli che il vento relativo scompiglia, paiono esservi per un fine preciso: indicare la folle incontenibile vibrazione del moto.
Il volto affilato e nervoso è un completamento della dinamica
meravigliosa cui pure obbedisce il torace a carena. Le braccia sono due
aleroni d'attacco. Non altro. Dalle reni ampie e falcate, dalle anche
robuste si partono i muscoli che conferiscono alle gambe di Coppi
quell'aspetto di leve disumane. Nel giro uniforme della pedalata, questi
muscoli schioccano come elastici or tesi or rilassati con arte sagace e
il brillio dei raggi, nelle due ruote, entra per la sua parte a creare
uno spettacolo di meccanica facilità e di umana vigoria che conquista.
Allorché agile procede sul piano, l'abusata immagine della locomotiva
che avanza per alternarsi di bielle in rotazione ti viene imposta da
Coppi. Allorché, dondolando ritmicamente sui pedali, si attacca ad una
salita e tu vedi Coppi al di là di ogni umano limite rinnovare l'antica
bellezza dei miti più non osi guardarlo se solo pensi che egli è, come
te, uomo. Più non osi per non sentirti a petto suo, troppo meschino. E
allora pensi spontaneo esaltarlo come un fenomeno unico dello sport: ed
esaltarti in lui che, grandissimo e ineguagliabile campione, è almeno,
come te, italiano.
Due grandi, Fausto Coppi con la bicicletta, Gianni Brera con la penna.....