MELIOR,
la “seconda” bicicletta … una
storia lunga più di 110 anni.
Una bicicletta,
molte foto, molti dettagli, molta storia ma un solo numero: 2
La peculiarità di questo
ciclo non colpisce l’occhio e nemmeno appare in modo evidente
quando la si osserva ma ce ne accorgiamo approfondendo meglio il
dettaglio, osservando l’unico numero inciso sul telaio.
Il nostro
racconto/descrizione inizia proprio da qui: “numero 2”
Questa bicicletta è
presumibilmente una delle primissime biciclette costruite in Germania
nello stabilimento di Herzebrock nel periodo nascente del 1900 in una
fabbrica che ha saputo mutare nel tempo in produzione e anche nome.
“Melior” vi dice qualcosa?
A molti non dirà poi granché,
altri invece noteranno la somiglianza con il marchio “Miele –
Melior” (riportandolo subito alle biciclette anni 20/30/40 delle
tante produzioni ciclistiche teutoniche) e quindi “Miele”…
forse la vostra lavatrice, il vostro forno è un “Miele”
Ebbene si, Melior è semplicemente
il primo nome usato da questa industria che produce tuttora
biciclette elettriche ed elettrodomestici.
Tutto vero dunque, alla nascita
del marchio nel preciso 1899 si producono centrifughe per il latte,
zangole elettriche e finalmente nel 1900 si producono biciclette.
L’ esordio della produzione
marchia i propri prodotti con “Melior”, un marchio che verrà
utilizzato per un breve frangente temporale (solo nei primi 10/15
anni) dunque molto raro da ritrovare oggi.
L’evoluzione del marchio dagli
anni 10/20 muta poi in “Miele Melior” ed infine nel post dopo
guerra nel notissimo marchio “Miele”.
Questa bicicletta appena sotto il
cannotto del reggisella ha inciso l’unico numero distintivo del
telaio ovvero il numero “2” che ne caratterizza la peculiarità
unica e fa proporre un bel po’ di interrogativi.
Ad avvalorare il numero 2 come
codice di telaio sono differenti ipotesi:
la prima è proprio la dedizione
data a questa bicicletta dai precedenti proprietari, nella cura della
conservazione e nell’uso, dacché sembrerebbe (anche da quanto
raccontatomi dal precedente proprietario) non sia mai stata
abbandonata ma sempre conservata in qualche collezione e privatamente
salvaguardata.
Seconda ipotesi, con il solo
marchio (Melior) rientrerebbe nella primissima produzione di fabbrica
e dunque di bassissima linea produttiva.
Ferro, legno… una
opera d’arte? No, una bicicletta!
Veniamo al dunque, dopo un po’
di storia eccoci alla descrizione di questo ciclo:
qualunque cosa animata o no se
superasse i 100 anni nel degrado di certo non giungerebbe in queste
condizione e ciò che si ammira subito è lo stato di conservazione:
questa bicicletta è stata senza dubbio ben amata dai precedenti
proprietari.
Interamente originale e conservata
vanta all’occhio una guarnitura ampia a 53 denti con un bellissimo
“disegno” a fiore stilizzato.
L’imponente catena tutta
marchiata Brampton a maglie larghe gestisce anche il sistema frenante
nel mozzo posteriore con frenata a contropedale (unico metodo di
frenata presente) marchiato anch’esso MELIOR dotato di ben due
oliatori in ottone denominati ad “elmetto” o “elmo”.
I due parafanghi sono originali
denominati a schiena d’asino per la loro forma che ne richiama le
forme dell’omonimo animale totalmente privi di ruggine.
Coevi al periodo di produzione il
parafango posteriore copre l’intera ruota mentre l’anteriore
copre la sola parte posteriore della ruota.
I cerchi misurano 28 x1 3/8 sono
originali e con intatte delle bellissime placchette ottonate che
riportano in ambedue le ruote la dicitura “RIGIDA A NICKEL”; la
raggiatura iprecisa ed ancora ben in tensione termina con rivetti o
niples in ottone.
All’interno vi è ancora
presente in modo integrale il “salva camerdaria” in stoffa e non
vi è ruggine che ne compromette la solidità.
Quando ho iniziato ad osservare i
dettagli di questa bicicletta con non poco impegno sono riuscito a
“decrittare” una incisione sul mozzo anteriore.
Dopo attente ricerche vi si scopre
la coincidenza con la dicitura abbreviata “B TE’ SGDG” che sta
per “brevetto senza alcuna garanzia da parte del governo”
dicitura in vigore dalla fine dell’1800 mantenuta sino agli anni
1960.
È presente qui un singolo
oliatore ad elmetto delle stesse caratteristiche e misure presenti
nella ruota posteriore.
Il telaio si presta all’occhio
subito per la sua grandezza, con lunghe forcelle anteriori solide,
slanciate e senza “saldatura” nel punto di congiunzione della
“canna” del manubrio.
Una nota di spicco va al
notevolissimo fregio in ottone che riporta il raro marchio “Melior”
rivettato al telaio con una decorazione floreale che non può che
aggiungere bellezza ed un fascino d’altri tempi a questo ciclo.
Il manubrio con una sinuosa forma,
abbastanza largo e con quella inclinazione verso il basso che lo
rende molto comodo mantiene la nichelatura originale e non ha
ruggine.
Le manopole sono rigorosamente in
legno perfettamente conservate senza crepe e senza segni;
sembrerebbero avvitate al manubrio ma non certo in quanto non le ho
mai smontate.
Nella parte posteriore del
manubrio vi è impresso una sigla “B”, del quale ancora non ne
conosco il significato.
Il colore della bicicletta appare
originale, color marrone, ove vi sono ancora presenti tutte le
bellissime e singolari filettature fatte a mano con un pennello e
tanta precisione che lo percorrono tutto.
La sella è in cuoio ancora
morbidissimo, un vero conservato di ottima fattura e dato l’età
resta resistente e comoda.
Presenta il marchio impresso ai
lati e nella placchetta posteriore con il nome “JUPITER” e dotata
di regolatore delle molle posteriore e mollone sempre lubrificato
anteriore si rende confortevole durante la marcia.
In corredo vi è un porta
“oggetti” allacciato alla canna orizzontale della bicicletta con
delle cinghiette, senza marchio, ma sempre in cuoio (anche se un po’
più sdrucito) nella quale si intravvedono tra le screpolature un
leggera lavorazione ornamentale chiuso da un “bottoncino” ad
anello molto semplice ma funzionale.
Nel centro del telaio troviamo un
altro ingrassatore stavolta a sfera; il funzionamento è semplice,
basta pensare ad penna “biro” con la differenza che la sfera al
suo interno è spinta verso l’alto da una molla e basta spingerla
nel basso con il beccuccio della pompetta spingi olio per farvi
entrare il lubrificante.
La chiusura inferiore è con
doppio serraggio a bullone.
Le congiunzioni sono a saldatura
invisibile in tutto il telaio e sono presenti ben due diapason, uno
centrale basso e uno posteriore con i forcellini uniti da una vite a
bullone che chiude il cannotto della sella.
Il telaio è un’autentica opera
d’ingegno, dritto e solido.
Le pedivelle non hanno alcuna
scritta ed i pedali sono scorrevolissimi ed in ferro seghettati.
Balaco a carburo, un
unico accessorio “esplosivo!”
La
bicicletta non ha molti accessori, anzi nel moderno la potrei
definire uno stile molto “total essential”.
Come
accessorio monta un funzionante fanale a carburo / acetilene
marchiato “BALACO” anch’esso di produzione germanica di inizio
900.
Il faro
dotato di ammortizzatore a molla che lo rende stabile anche in strade
sconnesse è agganciato al porta faro originale della bicicletta con
una chiusura che si può serrare facilmente a mano per poterlo
manutenere durante un normale uso (svuotare l’acqua del serbatoio,
pulizia generale ecc..).
Le
parti in vetro sono miracolosamente originali ed intatte dopo 100
anni.
L’oblò
anteriore a lente che amplifica la luminosità nella notte ed ai lati
due piccole gemme in vetro colorate una verde ed una rossa si fanno
vedere quasi a darne un tocco di bellezza oltre che di funzionalità.
Alla
portata del ciclista vi è un rubinettino numerato da 0 a 10 per la
taratura del gocciolio d’acqua necessaria al carburo a fare
reazione così da poterne regolare la fiamma e lo spegnimento.
La cromatura generale del faro è
molto buona, così come le guarnizioni interne sono ben conservate,
ancora morbide, non permettendo così fuoriuscite di gas acetilenico
rendendolo sicuro ed utilizzabile, anche se con le dovute
precauzioni.
Un congegno elaborato nei minuti
dettagli ove nulla (bellezza e funzionalità) è lasciato al caso.
In sella “oggi”
con il “ieri”
Niente
di più bello, pedalare oggi la Melior significa lasciarsi condurre
da un autentico pezzo di storia che funziona e lavora ancora
esattamente come la stessa bicicletta del 1900.
Melior
ha sentito il fragore del primo conflitto, gli attriti ed i primi
anni del dopo guerra sino al tumultuoso scoppio della seconda guerra
mondiale.
Salvata
dai bombardamenti, dalle macerie, (fosse essa in Germania o già in
Italia) ha percorso poi le strade in evoluzione della ricostruzione,
del cambiamento degli ideali e degli scenari sino a giungere ai
giorni nostri assolutamente intonsa.
Oggi
come ieri la pedalata è scorrevole senza inganni e giochi, qui è
tutto solido, è tutto ferro, le ruote importanti si “sfamano”
ancora di strada con una impostazione di seduta tipica di quegli
anni.
La
bicicletta funziona!
La
soddisfazione che ne esce nel pedalarla oltre che nella sua bellezza
sta anche nel suscitare l’incontro di persone sconosciute che
incuriosite lungo le passeggiate sono sempre pronte a porre domande
ed a far foto.
La
bicicletta “profuma” di tempo passato, di vecchio lubrificante,
di cuoio e di carburo quando lo si accende.
Dati generici:
MARCA: Melior
ANNO DI PRODUZIONE: 1900
PROVVENIENZA: Germania,
stabilimento di Herzebrock
MODELLO: Uomo da passeggio
NUMERO TELAIO: 2
MISURE TELAIO: 55 (tubo
orizzontale) x 57cm (verticale)
( Ringraziamo Luca per averci raccontato e mostrato la sua bicicletta )