venerdì 7 dicembre 2018

Cambio Osella su bicicletta Barbonaglia!


 Quello che vi mostro oggi è un cambio piuttosto raro, il cambio Osella.
Nato dalla passione ciclistica di un artigiano che aveva una officina meccanica di torni e frese.
Durante la settimana svolgeva il suo lavoro di torneria ma se volevi il suo cambio, ti recavi da lui la domenica mattina e lui te lo montava!
Non ho documentazione relativa ma pare chiaramente un epigono del cambio Cervino, il che lo colloca sul finire degli anni 40. Esempio della magnifica operosità degli artigiani torinesi dell'epoca!


Il cambio è montato su di una bici Barbonaglia, artigiano torinese, che presenta delle soluzioni inusuali, come il freno posteriore basso e la testa forcella Beltramo style.


                                 Comando deragliatore posteriore indicizzato a 4 velocità


Deragliatore posteriore che utilizza una molla a compressione
 

Tendicatena
 



giovedì 8 novembre 2018

Vittoria!!

Dopo "Azzurro Beltramo"mi ero ripromesso di prendermi una pausa nelle mie ricerche ciclistiche, dato anche il fatto che il  lavoro e gli affetti non mi lasciano molto tempo libero.
Ovviamente l'intenzione è stata miseramente smentita dai fatti, con innumerevoli serate passate fino a notte fonda tra i documenti, immagini e pezzi vari.
E' una ricerca durata parecchi anni, ho avuto la fortuna di conoscere la famiglia di Tommaso Nieddu che con i loro racconti mi hanno permesso di farne un ritratto non solo tecnico.
Come dicevo questo volume è interamente opera mia, ricerca, scrittura, fotografia, impaginazione e me assumo meriti e demeriti in toto ( anche perchè riguardando la grafica e le foto, lo rifarei tutto, ma ad un certo punto bisogna pur decidersi...) e spero sopra ogni cosa che serva finalmente ad illuminare con tutti i suoi meriti Tommaso Nieddu, un uomo che ha amato profondamente il ciclismo e che con le sue invenzioni lo ha profondamente influenzato.
Ringrazio tutti gli amici dentro e fuori l'AVP che mi hanno sempre incoraggiato ed aiutato

martedì 16 ottobre 2018

L'inaugurazione del nuovo stabilimento Frejus

Il 16 ottobre 1948, esattamente settant' anni fa, si inaugurava il nuovo stabilimento Frejus in via Buenos Aires 120 a Torino.






Emmo Ghelfi era morto pochi giorni prima e non potè dare il via al suo ultimo progetto.
Dopo una vita dedicata alle biciclette lasciava l' azienda nelle mani dei figli Eraldo ed Enrico.

Parteciparono all'inaugurazione il chierese Mario Ghella, nello stesso anno laureatosi campione olimpionico a Londra nella velocità su pista e campione mondiale ad Amsterdam e il giovanissimo Guido Messina, vincitore della maglia di Campione del Mondo nella specialità dell'inseguimento su pista ad Amsterdam, entrambi portacolori della Frejus.



 Per il marchio torinese iniziava quello che si può considerare il "periodo d'oro", sia per ciò che riguarda i numeri di vendita delle biciclette sia per i successi in ambito sportivo. Dopo le maglie iridate di Ghella e Messina, sotto la guida del direttore sportivo Pierino Bertolazzo nel 1950 arrivò un altro grande successo con la vittoria dello svizzero Ferdy Kubler al Tour ed il relativo lancio delle biciclette modello "Tour de France".


Nel 1951 Kubler conquisterà a Varese la maglia di Campione del Mondo su strada aggiungendo all'albo d'oro della Frejus il 5°titolo mondiale a cui si sommeranno gli altri quattro conseguiti da Messina nel '53, '54, '55 e '56.
 




Partite agli inizi del '900 dal modesto negozio di Piazza Statuto 11 le biciclette Frejus si diffonderanno oltre che in Europa, negli Stati Uniti, nel Sud America e nel Nord-Est Asiatico portando in giro per il mondo i colori della "marca che crea i campioni".


mercoledì 27 giugno 2018

Angelo Boeris !

Ho lavorato per più di dieci anni presso la ditta Boeris di Torino e sopra la mia postazione di lavoro, esattamente sopra la mia testa ho avuto per tutti questi anni questa cosa che vi mostro.
Si tratta di un prototipo che Angelo Boeris, papà del mio datore di lavoro, costruì nei primissimi anni cinquanta partendo dal cambio Campagnolo Parigi-Roubaix, migliorandolo e facendo in modo che cambiasse pedalando. Di fianco pensò anche di inserire un comando che azionasse il deragliatore.
A quanto mi è stato raccontato al progetto si interessò anche Tullio Campagnolo ma la cosa non ebbe seguito, probabilmente per l'uscita sul mercato del cambio Gran Sport.

mercoledì 28 marzo 2018

giovedì 25 gennaio 2018

la Legnano di Brunero !!

Tiro fuori dai recessi del mio hard disk delle foto che clamorosamente mi ero dimenticato di avere !!
Si tratta di una bicicletta in possesso della famiglia Brunero appartenuta a Giovanni grande campione degli anni 20 che ci ha lasciato troppo presto.
Si tratta di una bicicletta montata su telaio Legnano ma con decal "Brunero-Ciriè" paese  dove Giovanni  aveva il negozio-officina in società con il fratello Ettore ; ha la particolarità di non montare freni a pinza ma solo un freno a contropedale, abbinato ad una ruota libera a tre velocità. Sicuramente una bicicletta da allenamento visto la corona anteriore e la mancanza dei freni tradizionali.
Cerchi in legno per tubolare con profilo a "falde di tetto", pedivelle alleggerite e congiunzioni alleggerite. Un vero gioiello se non altro per il valore storico legato a chi la pedalava conservata gelosamente dalla famiglia dal 1934, anno della scomparsa di questo grande campione.

martedì 2 gennaio 2018

Fausto & Gino !!





























Mi ci ha fatto pensare su, un post di Giancarlo Brocci su facebook. Non che la cosa non l'avessi mai sentita, ma non era chiara, non era espressa. Leggendo le sue parole, che ho sentito immediatamente di poter condividere, questo pensiero ha preso forma di una certezza. Nel giorno in cui ricorre la scomparsa di Fausto e se ne celebra il mito e l'immensità dell'atleta non si può non rendersi conto di quanto i loro nomi sono collegati l'uno all'altro, quasi a formare una parola sola: ginoefausto!
Leggendo la sconfinata letteratura su di loro ci si rende conto di quanto erano diversi ma anche di quanto erano complementari, di quanto tra loro due c'era l'alfa e l'omega del ciclismo italiano, di quanto la loro rivalità, cosa normalissima tra due campionissimi, fosse esasperata a dismisura dalla stampa dell'epoca.
E di quanto noi siamo figli loro.
Di quanto Fausto e Gino rappresentassero e rappresentano ancora oggi l'Italia più bella e più buona, di quanto abbiano contribuito, semplicemente con le loro imprese e con il loro essere a far uscire il nostro paese da quegli anni terribili.
Perciò spero Giancarlo mi possa perdonare se gli rubo una frase:
Gino e Fausto Padri della Patria.
Subito!!